mercoledì 19 settembre 2007

UNA RISORSA PER IL PAESE: LE RIMESSE



Che gli immigrati siano una risorsa per il nostro paese ce lo dicono tutti. Ma c'è un business particolare che riguarda appunto la gente di altri paesi che vive in Italia e mensilmente invia in patria una piccola somma per la famiglia, o i parenti. Il totale annuo nel 2006 di quelle che vengono chiamate "rimesse" è stato di 200 miliardi di euro nel mondo, e secondo l'Uic (Ufficio Italiano dei Cambi) di 4,35 miliardi di euro in Italia (inviati soprattutto da cinesi, romeni, marocchini e filippini). Senza contare che questa cifra tiene conto solo delle somme scambiate attraverso servizi certificati (banche, istituti) e non, quindi, dei passaggi informali (come quando è l'immigrato stesso a portare i soldi nel suo Paese, o li invia tramite conoscenti).
IL BUSINESS IN ITALIA - Oltre a servire per fotografare il negativo della situazione italiana, il fenomeno delle rimesse è anche protagonista di un apposito business, composto dai piccoli Phone Center e agenzie che stanno però soccombendo ai grandi operatori di settore, tra i quali Western Union e Money Gram. Per capire la portata dell'affare, bisogna fare qualche calcolo: la cifra annua inviata da ogni singolo immigrato, sempre secondo l'Uic, è di 1.870 euro (155 euro al mese in media). Facendo un esempio basato sui tassi applicati da Money Gram (Western Union non li rende noti, sul proprio sito), vediamo che se un cinese volesse mandare 155 euro al suo Paese spenderebbe di commessa 18 euro. L'ultimo dato disponibile sulla densità di popolazione cinese a Milano, parla di 10.919 residenti nella città lombarda: se solo metà di questi inviassero 155 euro al mese con Money Gram, questa guadagnerebbe circa 90mila euro al mese ovvero più di un milione di euro l'anno. E questo solo metà dei cinesi di Milano, 5000 persone. Pensate per tutti gli stranieri, residenti in Italia, che secondo l'ultima stima del 2005 erano più di due milioni.
fonte:giornalettismo.ilcannocchiale

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che ci tornassero in patria...