martedì 3 aprile 2007

CARCERI O ACCOGLIENTI CASE FAMIGLIA?

" La situazione delle carceri italiane è sempre più critica", questo era quello che si sentiva dire sulle carceri della nostra povera italia, fino all'estate scorsa.Poi il 29 luglio 2006 è stato definitivamente approvato il disegno di legge che - raccogliendo consensi trasversali nella maggioranza e nell'opposizione - ha introdotto un provvedimento di indulto. Si tratta, nella fattispecie, di uno sconto di pena per chi ha commesso reati fino al 2 maggio 2006. In particolare è concesso un indulto non superiore ai tre anni per le pene detentive e fino a 10.000 euro per le pene pecuniarie. Sono state stabilite peraltro molte esclusioni: l'indulto non è applicabile ai reati di terrorismo (compresa l'associazione eversiva), strage, banda armata, schiavitù, prostituzione minorile, pedo-pornografia, tratta di persone, violenza sessuale, sequestro, riciclaggio, produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, usura. Nessuno sconto di pena nemmeno per chi è stato condannato per mafia, salva l' eccezione per chi ha violato l'articolo 416-ter del Codice penale sul voto di scambio (che punisce chi chiede i voti alla mafia in cambio di denaro). La legge ha stabilito anche che l'indulto non possa essere applicato alle pene accessorie temporanee, come l'interdizione dai pubblici uffici. Lo sconto di pena sarà comunque anche condizionato alla buona condotta fuori dalla cella: in caso di commissione di nuovi reati nei cinque anni successivi alla concessione dell'indulto, il beneficio sarà revocato.
Da qui le prigioni si svuotarono, e nel contempo se ne costruirono delle altre, insomma, per chi è costretto a rimanere "dentro" la vita migliora.
Tanto è vero che a Napoli proprio oggi 3 Aprile 2007, un uomo di 37 anni ha fatto come in un film di Toto': ha preferito tornare in carcere piuttosto che stare in casa con la famiglia, esasperato da continui dissidi familiari, per tornare dietro le sbarre, si e' fatto arrestare due volte nello stesso giorno per evasione dai domiciliari e ha spiegato la sua decisione ai poliziotti del commissariato di Scampia. E il giudice lo ha accontentato: l'uomo dovra' terminare di scontare la sua pena nel carcere di Poggioreale.
Al giorno d'oggi il problema più critico rimane la reintegrazione di un detenuto nella vita "normale" una volta finita la sua pena; infatti anche Giovanni S. detenuto a Regina Coeli citando una metafora per farci capire la situazione dice che una volta che una persona sa pedalare riprende la bicicletta se nessuno gli da un passaggio una volta uscito dalla prigione, questo per farci capire che se non troverà un lavoro a causa dei suoi tanti anni di galera sarà costretto a trovare un posto, ancora una volta, nella malavita che già conosce.
Fonte:wikipedia,ansa

1 commento:

Anonimo ha detto...

Complimenti per l'articolo Stefano!
Secondo me è proprio cosi, in Italia manca proprio un programma di riabilitazione del detenuto nella società!
Ciao a tutti